La loggia medievale di Levanto e il suo affresco
Breve cronistoria della loggia medievale di Levanto, lo storico edificio che è considerato un raro esempio di edificio pubblico medievale presente in Liguria.
I primi documenti che parlano della loggia come spazio mercantile e archivio del Comune è della fine del XIII secolo.
Nel XVI secolo si assiste alla ricostruzione dell’edificio mantenendo le arcate e le colonne originarie, probabilmente impiegando materiali della struttura precedente.
Tra il 1880 e il 1890 circa è stato fatto un primo consolidamento diffuso delle murature portanti e dei solai lignei, con sostituzione parziale delle arcate ammalorate e puntellamenti interni.
Agli anni 1930–1935 risale il inforzo delle capriate del tetto e introduzione dei primi tiranti metallici nascosti per arginare le spinte laterali.
1987–1989 . Restauro conservativo del manto di copertura: rifacimento delle tegole in ardesia, pulitura delle capriate in pitch-pine e controllo dell’impermeabilizzazione.
Tra il 2001 e il 2004 c'è un intervento integrale di recupero del sistema murario:
– Ripulitura a bassa pressione delle superfici in laterizio e serpentino.
– Sostituzione dei mattoni fessurati con elementi ricostruiti ad hoc.
– Iniezioni di calce nelle murature ammalorate per il consolidamento interno.
Il 20 luglio 2007 assistiamo all'inscrizione della Loggia nel “Registro dei Monumenti testimoni di cultura e pace” UNESCO.
Il Restauro dell’affresco dell’Annunciazione (XV sec.) avviene tra il 2008 e il 2009. Pulitura con solventi neutri, consolidamento dei frammenti incoerenti e ritocco pittorico minimale.
Contemporaneamente, sono state staccate, consolidate e ricollocate le quattro lapidi marmoree e in ardesia interne, con recupero degli stemmi comunali.
Negli anni tra il 2014 e il 2015 è stata ripavimentato l’opus incertum al piano terreno: integrazione dei ciottoli originali e restauro delle fughe.
Nota: il pavimento in opus incertum è una tecnica antica, risalente all’epoca romana, che prevede la posa di pietre naturali irregolari — come porfido, basalto o pietra calcarea — disposte in modo apparentemente casuale
E' inoltre stato realizzato un nuovo sistema di drenaggio lungo le arcate per evitare ristagni d’acqua.
Sal 2022 ad oggi sono stati avviati monitoraggi biennali su strutture e lapidei. ed è iniziato un progetto sperimentale per un sistema di climatizzazione naturale che regoli umidità e temperatura interne, in collaborazione con il Club UNESCO di Levanto.
L'affresco, o, meglio, il residuo di un affresco che doveva essere ben più grande, si trova in alto, sulla parete verso nord-est della loggia, sul lato interno.
E' sopra ad una apertura che dà verso un piccolo locale, che un tempo era l'archivio.
Si vede chiaramente una figura femminile inginocchiata che legge un libro.
Per questi motivi il dipinto è facilmente relazionabile alla rappresentazione dell'Annunciazione.
Sebbene collocato in un contesto civile (non sacro), il soggetto religioso testimonia la diffusione della devozione pubblica: l’Annunciazione veniva spesso dipinta anche in spazi comunali o confraternali.
Nota: solo a partire dall’Alto Medioevo, nelle raffigurazioni dell’Annunciazione, appare Maria col libro in mano o su un leggio: si tratta però di un simbolo teologico della sapienza e della piena Grazia, non di un ritratto fedele della sua biografia storica. Infatti, storicamente non abbiamo alcuna testimonianza diretta che Maria di Nazareth sapesse leggere; nei Vangeli canonici e negli apocrifi non è mai descritta nell’atto della lettura o dello studio dei testi sacri.
In Palestina, nel I secolo, il tasso di alfabetizzazione femminile era estremamente basso, specialmente nelle classi popolari. Maria, proveniente da una famiglia di contadini di Nazareth, probabilmente non ebbe accesso a un’educazione formale né alla lettura e alla scrittura.
Meno chiari sono gli altri elementi del dipinto.
In alto si parla di un accenno allo lo Spirito Santo sotto forma di colomba (che personalmente non vedo).
A sinistra, ci dovrebbe essere l'arcangelo Gabriele con (forse) un giglio bianco in mano. Interrogando l'IA sulla poca visibilità di questo elemento, la risposta è stata la seguente:
È normale faticare a individuarlo, perché buona parte della figura di Gabriele è andata perduta o sbiadita dal tempo. Ecco però come “ri-trovarlo” nell’immagine:
Lato sinistro
Resto del mantello bianco
Guarda la chiazza più chiara e verticale, subito a sinistra del pannello centrale: è il lembo del suo mantello o dell’ampia manica, dipinto in bianco‑grigio.
Gestualità dell’angelo
Poco sotto si intravede un braccio teso in avanti, come se reggesse un oggetto (il giglio); la piega più scura suggerisce la piega del gomito.
Il giglio
Se guardi con attenzione fra le pieghe bianche e la zona rossastra di fondo, potresti scorgere lo stelo sottile e un accenno di fiore: sono i resti del giglio, simbolo tradizionale della purezza mariana che Gabriele porta in segno d’omaggio a Maria.
L’aureola
Sopra al sacco di fondo scuro in alto a sinistra è appena visibile un arco chiaro: è il bordo dell’aureola dell’angelo, dipinto in bianco più denso.
Metà figura
A differenza di Maria (sulla destra), vestita con un mantello più corposo e luminose pieghe bianche, Gabriele è “arretrato” nello sfondo e reso con colori più tenui, quindi oggi risulta quasi un fantasma.
Perché così poco visibile?
Erosione del supporto: l’intonaco superficiale si è staccato, soprattutto sul lato sinistro.
Polluzione e umidità: i pigmenti chiari (bianco di piombo) si sono quasi dissolti, lasciando solo tracce.
Interventi di “spolveratura” non sempre hanno recuperato i dettagli più sottili, per non rischiare ulteriori distacchi.
In pratica, Maria è il personaggio ben riconoscibile a destra (mantello bianco, libro aperto); Gabriele era a sinistra, ma oggi ne restano solo brandelli: un lembo di mantello, un braccio con stelo di giglio e l’aureola.
Personalmente, avrei qualche dubbio anche del fatto che la linea bianca che si vede sia lo stelo di giglio.
Infatti, si vede un'altra linea bianca più in basso. Queste linee finiscono con un piccolo capitello su una sorta di pedana rettangolare sulla quale è inginocchiata Maria.
Sembrerebbero delle colonne stilizzate di un baldacchino che tiene teso un velo sulla madonna.
Datazione e autore
Lo stile pittorico è tardo-gotico/inizio rinascimentale locale, con datazioni abbastanza concordi per il XV secolo.
L'autore dell'opera, ignoto, è considerato un artista ligure-lombardo o ligure-piemontese.
L'affresco è stato ritrovato dell’opera in occasione di un intervento di manutenzione della loggia: “a seguito di uno degli ultimi restauri”, ma non ho trovato quando può essere successo.
Di sicuro era già visibile, ma non restaurato, nel 1982, come si vede nella foto qui sotto riportata.
Non è chiaro se dipenda dalla qualità della foto, ma gli elementi che compongono il quadro sono molto meno distinti di quelli che si vedono attualmente, frutto del restauro degli anni 2008-2009.