Visita al CAMeC - Centro d'Arte Moderna e Contemporanea - La Spezia
Il Centro Arte Contemporanea e Moderna (CAMeC) è ospitato in un edificio costruito nel 1879 come scuola elementare femminile, per rispondere all’aumento demografico legato alla nascita dell’Arsenale militare alla Spezia.
Nel 1923 le aule scolastiche vengono trasformate nei locali del Tribunale civile e penale.
L’edificio subisce gravi danni durante la seconda guerra mondiale, ma la ricostruzione (1950) rispetta tuttavia le linee del progetto originario.
Nel 1994 il Tribunale si trasferisce nel nuovo Palazzo di Giustizia progettato da Ignazio Gardella e lo stabile resta vuoto.
E' a metà anni ’90 che viene avviata l’idea di adibire l’ex Tribunale a contenitore delle sempre più consistenti raccolte civiche d’arte contemporanea.
Con la ristrutturazione e l'ampliamento affidati all’architetto Chiara Bramanti nasce un percorso su tre livelli espositivi, due terrazze, scala a ventaglio e ascensore vetrato.
Del 23 maggio 2004 è inaugurazione ufficiale del Centro Arte Moderna e Contemporanea della Spezia, grazie ai fondi artistici del Premio del Golfo e alle donazioni Cozzani e Battolini.
Fin da subito il museo ospiterà, oltre alla mostra permanente, alternanza di esposizioni dedicate a nomi come Jean Tinguely, Bruno Munari, Fausto Melotti, Michelangelo Pistoletto, Enrico Baj e molti altri.
Dopo vent’anni di attività, il CAMeC ha riaperto il 5 ottobre 2024 al termine di un restauro durato otto mesi. L’intervento ha rinnovato completamente styling, allestimenti e programmazione, con l’obiettivo di trasformare il museo in uno spazio “interattivo, vivo e dinamico”, aperto tanto al pubblico internazionale quanto alle scuole e alle famiglie locali.
La collezione permanente e gli inediti "spazi inclusivi" sono il fulcro dell’offerta museale, riallestita sotto la cura di Gerhard Wolf.
Qui sotto, alcune delle numerose opere di questa collezione.
A fianco delle opere storiche, il CAMeC ha inaugurato una innovativa Accessibility Room progettata per garantire un’esperienza senza barriere percettive e sensoriali, rendendo la visita pienamente autonoma e coinvolgente per tutti i visitatori.
Nella foto qui sotto riportata, un pannello multimediale e multisensoriale dedicato ad un'opera di Giuseppe Capogrossi, "Serigrafia", del 1970.
Dal 12 aprile al 14 settembre 2025 ospita “Morandi e Fontana. Invisibile e Infinito”-
Pur essendo contemporanei, Giorgio Morandi (Bologna, 20 luglio 1890 – Bologna, 18 giugno 1964)
e Lucio Fontana (Rosario, 19 febbraio 1899 – Comabbio, 7 settembre 1968) hanno caratteristiche artistiche molto differenti.
Mentre Morandi rimane fedele a una tradizione che va da Giotto e Piero della Francesca fino a Cézanne, rielaborata con rigore introspettivo, Fontana si pone invece all’avanguardia come fondatore dello Spazialismo: i suoi “Concetti spaziali” nascono dal desiderio di integrare arte, scienza e tecnologia in un unico atto creativo.
Giorgio Morandi sviluppa una pittura silenziosa e meditativa, concentrata sulla contemplazione di nature morte e paesaggi in cui materia e spazio si fondono in un’atmosfera sospesa.
Lucio Fontana, al contrario, mette in scena un gesto radicale: con i suoi celebri tagli e fori nelle tele apre varchi verso l’infinito, trasformando la superficie pittorica in un’esperienza spaziale e dinamica.
dal punto di vista tecnico, Morandi usa pennellate delicate, riduce la profondità e valorizza gli intervalli tra gli oggetti, trasformando il vuoto in elemento attivo della composizione.
Fontana elimina la bidimensionalità dell’olio su tela praticando incisioni (i “Concetti spaziali”) che mettono in dialogo arte e spazio reale, facendo entrare la luce e l’ombra nel cuore dell’opera.
La pittura di Morandi è un’esplorazione dell’invisibile che aleggia nella materia: i suoi oggetti sembrano emergere da un silenzio cromatico, sospesi tra forma e indefinitezza.
Fontana punta invece all’infinito oltre la superficie, invitando lo spettatore a percepire l’oltre visibile attraverso un taglio che diventa proiezione verso l’ignoto.