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Il Blog di Petardo Cinema, cucina, turismo, fai da te...

La donna che canta - (Denis Villeneuve, 2010) - Recensione

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Film del 2010 di Denis Villeneuve, tratto dall’opera teatrale Incendies di  Wajdi Mouawad, parzialmente ispirata a fatti realmente accaduti.

 

Un film che parte lentamente, con un crescendo inarrestabile; c’e` un testamento che nasconde un segreto, ma e` un segreto inquietante. Riuscendo a evocare senza esplicitare sullo schermo le situazioni sgradevoli di cui parla, racconta una storia orrenda in cui la contrapposizione religiosa funge da scusa per uccisioni, stupri e torture, e di questa storia fa le spese una donna la cui unica “colpa” e` quella di  essersi innamorata della persona “sbagliata”, cioe` di religione diversa dalla sua.

 

Si comincia in Canada, dove la signora Nawal Marwan, di origine libanese, muore dopo una lunga malattia, probabilmente conseguenza di un ictus, che la rendeva “assente” e immobile in un letto d’ospedale.

Il marito non c’e`, pare sia morto da tempo, in guerra.

I due figli gemelli, un ragazzo e una ragazza, all’apertura del testamento da parte del notaio si trovano davanti due strane lettere: una per il padre (che quindi non era morto) e uno per un terzo fratello di cui ignoravano l’esistenza.

Cercando i destinatari delle due lettere ricostruiscono (faticosamente) l’esistenza della loro madre; Nawal, cristiana, era innamorata e incinta, all’insaputa della sua famiglia, di un ragazzo non cristiano; il ragazzo viene ucciso dai miliziani cristiani e lei viene scacciata dalla sua famiglia, partorisce di nascosto lasciando il bambino alla levatrice, ma le rimane un desiderio di vendetta che sfoga assassinando un politico cristiano.

Incarcerata, torturata e poi finalmente uscita dal carcere e riparata in Canada insieme ai figli (generati dal uno stupro in carcere), un giorno per caso scopre una verita` sconvolgente e inaccettabile, che forse e` la causa del suo precipitare in quello stato di assenza, come se il suo cervello si rifiutasse di accettare la troppo dolorosa scoperta.

Non rivelo la sgradevole sorpresa, che pero` si intuisce man mano che il film procede nella narrazione.

“La donna che canta” e` il soprannome di Nawal in carcere, datole perche` lei in cella, non si riesce a capire con quale forza d’animo, cantava.

 

E` un film contorto e sofferto che si svela a poco a poco proprio come un giallo in cui non muore nessuno ma la storia rimane degna di una tragedia greca.

Eppure e` raccontata quasi con leggerezza.

Sembra perfino che Nawal che l’ha vissuta sia riuscita a ricostruirsi una vita, fino alla rivelazione finale.

 

Complessivamente e` ben girato e ben recitato, ma lascia un po’ straniti a causa della durezza della storia; insomma, mi e` piaciuto, se cosi` si puo` dire, e sostengo la necessita` di questi film-documento perche` storie di questo tipo non devono mai passare sotto silenzio, ma non e` certamente un film rilassante.

Ha ricevuto la nomination per il miglior film straniero all’Oscar 2011.

La donna che canta - (Denis Villeneuve, 2010) - Recensione
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