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Il Blog di Petardo Cinema, cucina, turismo, fai da te...

Locke - (Steven Knight, 2013) - Recensione

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L'impresa era impegnativa: un attore solo in un unico ambiente (una automobile in movimento) sono unici elementi di un intero film.

Devo dire che Steven Knight, sceneggiatore e regista al suo secondo lungometraggio, e Tom Hardy, attore inglese quasi quarantenne, ci sono riusciti perfettamente.

Assieme alla BMW dotata di vivavoce sempre acceso, il protagonista del film, Ivan Locke, si sta per recare da Bethan, in un ospedale dove e' in procinto i partorire. Bethan non e' la moglie ma la protagonista di un'avventura di un giorno che aspetta un figlio da lui.

A parte il fortuito tradimento, Ivan Locke e' un uomo che prende sempre molto sul serio i propri impegni. Sia sul lavoro che con la famiglia e, infine, con la donna che non ama ma alla quale ritiene di dover essere vicino "costi quel che costi" in un momento cosi' delicato del quale lui e' stato causa. Molto probabilmente questa priorita' e' derivata dal suo essere stato abbandonato dal padre, condizione che non vuole far rivivere al nascituro.

Quello stesso giorno lui avrebbe dovuto dirigere, grazie alla sua competenza unica, ad una impegnativa e importante colata di cemento "la piu' importante del nord Europa di tutti i tempi" per la costruzione di un grattacielo.

Oltre a dover disertare l'importante appuntamento lavorativo, con conseguenze sicuramente negative (il suo capo e' furioso), avra' conseguenze anche a livello familiare: furiosa e' anche la moglie, alla quale ha confessato tutto proprio durante quel viaggio, via telefono.

Infatti, tramite il vivavoce, parlera' con i figli, la moglie, con un collega polacco al quale spieghera' nei dettagli cosa dovra' fare durante la colata di cemento, con gli operatori dell'ospedale dove e' ricoverata Bethan e con Bethan stessa.

Il film dura 85 minuti, quasi il tempo che serve per andare da Birmingham alla periferia di Londra, che e' il percorso che Locke fa per recarsi da Bethan.


Nonostante tutto, il film non annoia, anzi, si rimane coinvolti dalla vicenda e dall’intreccio delle telefonate che si susseguono lungo un viaggio notturno bagnato dalla pioggia, illuminato dalle automobili che incrocia e scandito dal tergicristallo.


L'interpretazione che Tom Hardy fa di Ivan Locke e' estremamente controllata e composta, nonostante sia perfettamente consapevole che la vita per lui, da quel momento, non sara' piu' la stessa.

Locke - (Steven Knight, 2013) - Recensione
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