Io capitano - (Matteo Garrone, 2023) - Recensione - Con Seydou Sarr, Moustapha Fall
Il film racconta l'odissea di due ragazzi senegalesi che decidono di partire dal loro paese per approdare in Europa.
In questo caso il regista e sceneggiatore non ha scelto di narrare una storia di disperati in fuga da guerre o carestie ma di persone che vivono in un ambiente poverissimo ma dignitoso che partono (contro il parere di tutti e all'insaputa dei genitori) per la realizzazione di un loro sogno: diventare affermati musicisti in Europa.
Si pentono quasi subito, stipati in barcollanti cassoni di camion o sottoposti a lunghi percorsi a piedi nel deserto, con guide spietate, incuranti di chi non ce la fa.
Se possibile, il resto è peggio, vessati da bande armate che non disdegnano la tortura all'interno di fatiscenti carceri se non si ha abbastanza denaro da dargli.
"Io capitano" è un film di Matteo Garrone ispirato a storie vere.
Molto ben fatto ed estremamente realistico (e un po' documentaristico), non dice, a mio avviso, nulla di particolarmente nuovo.
E' sicuramente un mio limite, ma la scelta di non doppiare i dialoghi è penalizzante. La lettura dei sottotitoli distoglie l'attenzione alla storia e alle immagini, talvolta bellissime e terribili come quelle della traversata del deserto, tra i cadaveri dei migranti che non ce l'hanno fatta.
Voto: 7/10