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Il Blog di Petardo Cinema, cucina, turismo, fai da te...

Pastorale americana - Philip Roth - Recensione

petardo

 

Libro di Philip Roth, scrittore americano di origine ebraica morto nel 2018 senza aver ricevuto il premio Nobel a cui era da tempo candidato.

E`una storia contorta e coinvolgente quella di “Pastorale Americana”, anche se confesso che durante la lettura delle prime (parecchie) pagine ho temuto di non riuscire a sopportare l’incredibile linguaggio narrativo alla Woody Allen di “Manhattan” nevroticamente pieno di parole e la continua presentazione di nuovi personaggi che pero` fortunatamente, dopo l’introduzione, magicamente spariscono per lasciare campo ai soli 5 o 6 personaggi fondamentali, a una scrittura piu` quieta e riflessiva e alla storia, che di per se` e` semplice e tragica.

 

Seymour Levov e` un bell’uomo americano ebreo che da giovane, essendo alto, biondo e con gli occhi blu si e` guadagnato il soprannome di “Svedese”. Eccezionale in qualunque sport e bravo ragazzo, dopo una dura gavetta prende in carico da suo padre una fortunata fabbrica di guanti per signora e sposa Dawn, la bellissima (e cristiana) ex-Miss New Jersey.

Sembra la storia di una dinastia di “belli, ricchi e di successo”, ma non e` affatto cosi`. Il narratore, che lo conosceva e lo ammirava da giovane, lo incontra quando Seymour gli chiede un colloquio per chiedergli di scrivere di suo padre, ma forse e` di altro che vorrebbe parlargli, e alla fine non lo fa. L’autore, che conosce anche il fratello che gli racconta alcuni particolari, ricostruisce un colloquio immaginario che forse e` proprio il racconto che lo Svedese avrebbe voluto svolgere con lui.

La vita  dello Svedese, che sembra cosi` invidiabile da chi la guardi dall’esterno, e` in realta` un inferno alla luce dell’evento fondamentale che la scuote dalle fondamenta: l’unica e adorata figlia Merry, affetta da balbuzie nervosa, all’eta` di sedici anni, nel pieno periodo della Guerra del Vietnam, entra a far parte di un’organizzazione terroristica e commette un attentato in cui muore una persona. Entra in clandestinita` e la vita di Seymour e Dawn ne viene sconvolta. Dopo un certo tempo Seymour viene addirittura contattato e ricattato da una sedicente terrorista compagna di Merry, ma poi se ne libera e continua la sua ricerca di Merry da solo. La trova solo molto tempo dopo, quando ha compiuto altri attentati, ucciso altre persone e abbracciato il giainismo (setta che, tra le altre cose, impone di non lavarsi per non recare danno ai microorganismi presenti nell’acqua, di non mangiare quasi niente, ecc.). Vive come una barbona in un appartamento lurido ai margini della citta` in cui vivono i Levov.

E` facile immaginare quanto devastante sia una scoperta di questo tipo per un padre, soprattutto un padre come lo Svedese. Cosi` la parte finale del libro e` tutto un contrasto tra I pensieri di Seymour, nerissimi, e la sua apparenza esteriore di uomo tranquillo. Sembra quasi una seduta di psichiatria in cui la dicotomia tra i pensieri e le azioni di Seymour e` molto evidente. Ma non e` la sola dicotomia presente: oltre a cenni sui conflitti sociali di un periodo recente della storia Americana (quello negli anni intorno al 1968), l’altro conflitto presente e irrisolto e` quello tra la mentalita` ebraica e quella cristiana, rispecchiato nel padre di Seymour, Lou Levov, ebreo estremamente ligio ai suoi principi, che non si trattiene dall’esprimere diffidenza e addirittura un sostanziale disprezzo nei confronti degli americani di origine europea, WASP o cattolici che siano. Peraltro questi ultimi sono descritti in modo abbastanza sferzante attraverso gli altri 3 o 4 personaggi, amici o vicini dei Levov, di cui viene descritta la sostanziale superficialita` nascosta da atteggiamenti di snobismo.

 

Ho dato una descrizione forzatamente semplice, ma il libro e` complesso, si puo` dire che ci sia una storia principale (quella che gira intorno a Merry) e una serie di storie e personaggi “minori ma non troppo” che riempiono l’affresco di contorno. Nell’ insieme l’ho trovato anche un pochino faticoso psicologicamente, per l’enorme quantita` di infelicita` e difficolta` esistenziale che contiene. Posso dire che mi e` piaciuto, ma certe parti avrebbero potuto essere piu` corte (e` anche un libro piuttosto corposo), perche` la sensazione che non ci sia nessuna via di uscita si percepisce gia` da meta` del libro e complessivamente non infonde pensieri positivi; ma il racconto e` interessante, non solo per I colpi di scena, ma anche per l’ambientazione.

 

Lo consiglio, pero`, solo a lettori un pochino “temprati”.

Pastorale americana - Philip Roth - Recensione
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