Magic in the Moonlight - (Woody Allen, 2014) Recensione - Con Eileen Atkins, Colin Firth, Marcia Gay Harden, Hamish Linklater, Simon McBurney
Costa azzurra, 1928. L'illusionista inglese Stanley Crawford, conosciuto dal pubblico come Wei Ling Soo e noto per i suoi spettacoli dove taglia le vallette, trasferisce il suo corpo da un posto all'altro e fa sparire elefanti, ha una missione nella vita: smascherare i "maghi", cioe' qualsiasi persona che afferma di avere poteri paranormali e di veggenza.
Il suo altezzoso, cinico e sprezzante atteggiamento razionale va in crisi quando l'amico illusionista Howard Burkan gli presenta Sophie Baker, una ragazzotta americana che afferma di essere una "sensitiva" e della quale Howard dice di non riuscire a vedere alcun trucco del mestiere.
Anche Stanley cerca senza successo di smascherare la ragazza, rimanendone molto impressionato e colpito, e non solo professionalmente...
Magic in the Moonlight e' un film che appare estremamente leggero ambientato nel vacuo mondo dei ricchi di inizio secolo scorso.
La classica brillantezza e intelligenza dei dialoghi di Allen sono presenti anche in questo divertente e ben fatto lungometraggio, e io mi chiedo sempre se questo non sia uno spreco, e se Woody non potesse utilizzare tutto cio' che sa fare in pellicole piu' "pregnanti".
Ma so che e' un discorso ozioso. Woody Allen e' cosi', e la cifra della sua poetica va ricercata nelle pieghe delle sue perfette e apparentemente leggere sceneggiature.
Ottime le interpretazioni, in particolare del cinico Stanley Crawford (Colin Firth) e della furba sensitiva Sophie Baker (Emma Stone).
Voto: 8/10