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Il Blog di Petardo Cinema, cucina, turismo, fai da te...

Alì ha gli occhi azzurri - (Claudio Giovannesi, 2012)

petardo

 

Nader è un "immigrato di seconda generazione" (qualifica generalmente usata ma impropria perché, essendo nato in Italia, non sarebbe, tecnicamente, immigrato). Un adolescente di origine egiziana che appare completamente occidentalizzato, ma nel peggiore dei modi.

Gli amici sono i bulli della periferia romana (qui siamo a Ostia), in particolare Stefano, un delinquentello abituato a fare piccoli furti e rapine che coinvolge Nader nelle sue attività criminose.

E' evidente anche la sua smania di occidentalizzarsi anche dal punto di vista estetico: porta infatti le lenti a contatto che fanno diventare più chiaro il colore degli occhi.

Esce da poco con Brigitte, una ragazza italiana. Questo non piace affatto alla sua famiglia, mussulmana ma non integralista, che fa di tutto per cercare di impedirglielo. Nader non ne vuole sapere, se ne va di casa, andando a vivere in rifugi di fortuna, sempre a Ostia.

Stefano aveva una ragazza che lo ha piantato. La vede in una squallida discoteca durante un "matinée" dove un ragazzo la importuna e, aiutato dall'amico Nader, lo accoltella, ferendolo. La famiglia della vittima (originaria dei paesi dell'est) vuole fargliela pagare.

A Nadir la sua religione, mussulmana, sta evidentemente stretta, ma non quando ad andare contro i suoi dettami è la sorella, sulla quale Stefano ha messo gli occhi. Questo conflitto determinerà una drammatica rottura tra i due (ex) amici.

 

Alì ha gli occhi azzurri (citazione dal titolo di una raccolta di scritti di Pier Paolo Pasolini) è un bellissimo film di Claudio Giovannesi che racconta una settimana della vita di Nadir, occidentalizzato (ma non del tutto) e amico di persone la cui famiglia è tutto sommato più degradata della sua (quella della ragazza compresa). Suo padre e, soprattutto, sua madre non riescono, chiaramente, ad avere l’autorità e/o la capacità necessaria a condizionarlo nelle scelte.

L’autorità e, in particolare, l'autorevolezza è completamente assente anche dalla scuola che frequenta, nella quale la povera prof fa quello che può, con l'ultimo filo di voce che le rimane.

Lo squallore dei luoghi è perfettamente sottolineato dalla fotografia di Daniele Cipri', in un’Inverno del litorale laziale che sembra senza speranza di una primavera, come senza speranza appare la vita dei personaggi di questo interessantissimo e ben fatto lungometraggio.

La recitazione di tutti gli attori appare assolutamente, straordinariamente naturale, forse anche perché, almeno in parte, probabilmente recitano quello che sono. I nomi dei personaggi principali sono gli stessi che hanno nella vita reale e la famiglia di Nader è quella vera. Sicuramente, comunque, per ottenere l’eccellente risultato del film, la capacità del regista è fondamentale, e, a mio parere, quella del poliedrico quarantacinquenne Giovannesi (oltre che regista è sceneggiatore e musicista) resta fuori dal comune.

 

  ali

 

 

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