Dove cadono le ombre - (Valentina Pedicini, 2017) - Recensione - Con Elena Cotta, Federica Rosellini, Josafat Vagni

Una casa di riposo svizzera e' nello stesso stabile dove anni prima c'era una specie di orfanotrofio dove venivano ricoverati (forse sarebbe meglio dire rinchiusi) ragazzi di etnia jenish, non necessariamente orfani.

In questi luoghi, dagli anni '20 al 1986, si svolgevano esperimenti di eugenetica ai danni di quella popolazione, una pratica di cui nel mondo si sapeva assai poco.

Qui opera Anna assieme al suo assistente Hans (quest'ultimo con turbe probabilmente dovute anche ai trattamenti subiti), entrambi ospiti dell'istituto quando erano bambini.

Oggi, tra gli anziani degenti, c'e' Gertrud, colei che gestiva l'orfanotrofio-prigione in quegli anni.

Una sorta di inversione dei ruoli tra Anna e Gertrud in cui aleggia inquietantemente l'amica del cuore di Anna, forse deceduta e sepolta nel parco attorno alla casa di riposo.

"Dove cadono le ombre" e' il primo lungometraggio di Valentina Pedicini. E' tratto dagli scritti di Mariella Mehr che per prima ha fatto conoscere questa tragedia che era addirittura promossa dal governo elvetico.

L'impostazione e' molto rigorosa (forse troppo) e decisamente teatrale, con una storia che mi ha ricordato quella de "Il portiere di notte" della Cavani.

Certamente interessante, il film soffre a mio avviso di questa impostazione poco cinematografica.

Voto: 7/10