La foresta di ghiaccio - (Claudio Noce, 2013) - Recensione - Con Emir Kusturica, Ksenia Rappoport, Domenico Diele, Adriano Giannini, Giovanni Vettorazzo

Tra le nevi che sembrano non finire mai di uno sperduto luogo tra l'Italia e la Slovenia, un'imponente diga ha vissuto 20 anni prima la drammatica fuga di un ragazzino, un migrante, vittima di "traghettatori" senza scrupoli.

Oggi, nello stesso posto, vivono stabilmente un gruppetto di persone che si occupano (o dovrebbero occuparsi solo) della manutenzione della diga. Forse per il luogo, forse per la folta barba che si fanno crescere o anche per il carattere, questi strani personaggi fanno pensare a orsi.

Proprio di un orso e' alla ricerca Lana, una zoologa mal sopportata dal gruppo di stanziali, una delle due uniche donne che compaiono nel film.

Il secondo personaggio non stanziale, l'unico senza la barba, e' un tecnico della diga giunto per riparare un guasto.

L'atmosfera pero' non e' affatto rilassata, e nulla o quasi appare veramente per quello che e'...

Il secondo lungometraggio di Claudio Noce, regista e sceneggiatore de "La foresta di ghiaccio" appare con una fotografia fredda, chiara, livida e argentea che ben si accosta al luogo e all'argomento trattato.

Meno "chiara" e' la descrizione della vicenda, che appare spesso di difficile comprensione. Aggiungo, a mio avviso, inutilmente criptica, anche perche' di materiale, nel film, ce ne sarebbe, mentre le situazioni troppo misteriose spesso fanno pensare al contrario.

Molto ben fatta ed emozionante quella che sicuramente e' la "scena madre" del film, che, alla fine, tende a risollevare le sorti di una pellicola altrimenti un po' rattrappita su se stessa.

Interessante ed appropriata la colonna sonora, curata da Stefano Ratchev & Mattia Carratello.