In Her Shoes - Se fossi lei - ( Curtis Hanson, 2005) - Recensione - Con Cameron Diaz, Toni Collette, Shirley MacLaine, Mark Feuerstein, Brooke Smith

Maggie (Cameron Diaz) e Rose (Toni Collette) sono due sorelle "che piu' diverse non si puo'".

Sexy, poco intelligente, dislessica e pasticciona la prima, dimessa, studiosa, seria lavoratrice di uno studio forense (e' avvocato) la seconda.

L'apparentemente unica concessione alla frivolezza di Rose consiste nella quantita' incredibile di scarpe "tacco dodici" che peraltro custodisce gelosamente nell'armadio senza mai indossarle. Una specie di acquisto nevrotico-compulsivo di cui ha bisogno per il suo equilibrio psichico.

Invece, un'altra qualita' non proprio edificante di Maggie (anzi, decisamente irritante, anche per lo spettatore) e' la sua pericolosa tendenza al ladrocinio (scarpe della sorella comprese), dettata probabilmente anche per ragioni economiche, dato che, nonostante abbia cambiato una quantita' notevole di lavori, e' sempre stata cacciata a causa delle sue "qualita'".

E' stata cacciata anche dalla casa della odiosissima matrigna e del papa' (la vera mamma e' morta in un misterioso incidente stradale) e per questo finisce per alloggiare disordinatamente dalla sorella.

Nello studio di avvocati Rose avrebbe un bruttino che stravede per lei, ma lei, contrariamente all'aspetto dimesso, punta con successo al capo "figaccione" che pero' cade anche nelle braccia della sexysorella. Rose li becca in atteggiamento inequivocabile e caccia di casa Maggie.

La delusissima Rose lascia lo studio e si dedica a fare la dog sitter, riconsiderando nel frattempo la corte del bruttino ex collega.

Invece, all'insaputa di tutti, Rose finisce in una (lussuosa) casa di riposo dove la ritrovata nonna opera non si capisce bene se da degente o da cooperante.

Riuscira' la nuova situazione a far riavvicinare le "sorelle per caso"?

In Her Shoes e' un film che certamente non potrebbe essere ambientato in un paese che mediamente tiene in alta considerazione le relazioni parentali come l'Italia. La struttura famigliare all'interno della quale si svolge e' complicata (anche piu' di quanto brevemente accennato) e per di piu' poco chiara. Sembra quasi che, spesso, i vari componenti non si parlino affatto.

Pur con una lunghezza a mio avviso un po' troppo elevata (130 minuti) e molta, forse troppa carne al fuoco, tutto sommato e' un film discreto. Abbastanza divertente, con qualche punta (eccessiva a mio avviso) di sentimentalismo nel finale, ha comunque spunti interessanti e, dall'altro lato, qualche evidente esagerazione. Ad esempio, come quando la dislessica Maggie, grazie ad un ex professore non vedente ricoverato all'istituto per anziani che voleva sentirsi leggere poesie da lei, la trasforma in una singola lezione o quasi da una balbettante ragazzotta all'equivalente femminile di Nando Gazzolo...