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Il Blog di Petardo Cinema, cucina, turismo, fai da te...

Iago (Volfango De Biasi, 2008)

petardo

 

Revisionismo "storico" o echi di lotta di classe?

Comincio con una puntualizzazione: di revisionismo "storico" ho parlato impropriamente.

Infatti, ammesso che Otello o qualcuno che gli assomigliava per ruolo e carattere sia mai esistito, la vicenda di gelosia e d'amore per Desdemona che ce lo rende famigliare non ha, mi pare, precisi riscontri storici.

Tantomeno l'esistenza e il carattere di Iago, anche se certamente incarna una tipologia umana tutt'altro che rara.

Iago, nell'immaginario collettivo, e` la quintessenza del tradimento, superato soltanto da Giuda Iscariota.

Shakespeare ne fa un personaggio inquietante, disgustoso e quasi demoniaco, ed e` in questo modo che la fama di questo personaggio e` giunta fino a noi.

Percio`, alla luce di questo film, ho parlato di revisionismo perche` invece ci viene presentato come un ragazzo studioso e in gamba, che stufo di essere oltraggiato da personaggi meno preparati di lui ma con genitori ben piu` ricchi e influenti alle spalle, allestisce una raffinatissima e del tutto personale vendetta allo scopo di strappare la bella Desdemona all'ovvio pretendente-figlio di papa`, che casualmente e` nero e si chiama Otello.

Questa e` la prima stranezza del film: l'ambientazione e` strettamente contemporanea, ma i personaggi si chiamano Otello, Desdemona, Iago, Cassio, Roderigo come i personaggi di Shakespeare: di primo acchito non pare strano, finche` non vi chiedete, nella vita reale, quanti ne conoscete..

La seconda stranezza e` un'immagine di Venezia sempre in festa, in palazzi antichissimi e splendidi, in costume come se a Venezia non facessero altro che festeggiare il Carnevale ogni giorno, ma con costumi rock-punk e coreografie in stile Madonna o Michael Jackson, se i fan orfani mi permettono di citarlo.

La terza e ultima stranezza, il contesto in cui si svolge questa guerra con intenzioni amorose: un progetto che 4 giovani architetti dell'universita` veneziana sono invitati a presentare per la Biennale di Venezia.

Dall'assegnazione del progetto scaturisce la (piccola) "lotta di classe": infatti, dei quattro, tre sono scelti sulla base del censo (la bellissima figlia del rettore, il figlio di un famosissimo architetto in affari non pulitissimi col rettore stesso, un semplice sessuomane ricco sfondato), e il quarto e`, appunto, Iago, povero ma intelligente, che rendendosi conto che la situazione lo danneggia decide di reagire architettando un piano "quasi perfetto".

La vicenda ripercorre le tappe dell'Otello Shakespeariano applicandole a un diverso presente: la servetta diventa qui un'amica, ma il prezioso fazzoletto esibito come prova del tradimento rimane. Otello non uccide Desdemona, ma la sua immagine esce distrutta dalla storia, come succede all'omonimo predecessore.
Iago, il traditore, viene smascherato ma insospettabilmente alla fine risulta vincente, lasciando alla fine soddisfatto lo spettatore che si era un po' intenerito per il suo destino di povero e ingiustamente trascurato sgobbone.

Bravissimo Gabriele Lavia nella viscida parte di un rettore corrotto e ipocrita, ossessionato dal buon nome della sua famiglia, ma non cosi` cieco da impedire a ogni costo l'emergere di un talento "vero" e ostinato..

E anche Lorenzo Gleijeses nella parte di un affascinante-maledetto Roderigo, bisex incline al travestitismo.

Otello e` un raccomandato "per nascita", ma non del tutto stupido, interpretato dignitosamente da Aurelien Gaya.

Laura Chatti-Desdemona e` bella, e questo, ahime` pensando alle donne capaci di recitare, e` sufficiente per la parte.

Nicolas Vaporidis-Iago ci convince a tifare per lui anche quando non se lo merita.

Un film interessante soprattutto per l'idea di partenza, che in certe scene collettive ricorda i musical degli anni '70 ("Orfeo 9", "Hair"), ma cade qua e la` di tono, per crollare sulla pessima sigla di chiusura a base di musicaccia e spezzoni tagliati.

 

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