Dal Belvedere di Macugnaga a Pecetto per il sentiero naturalistico (ghiacciaio, Alpe Fillar, Roffelstaffel) - Con immagini del percorso
Una escursione non difficile ma neanche priva di "piccoli brividi", soprattutto chiaramente se non si e' esperti, e' quella che parte dal Belvedere di Macugnaga (1914 metri di altitudine) e, percorrendo il lato destro della vallata (guardando il monte Rosa) torna alla frazione Pecetto a circa 1400 metri.
Ufficialmente il grado di difficolta' e' "E", cioe' di livello "Escursionistico", e la durata di 3 ore. In realta' noi, con un passo non certamente veloce e con un piccolo incidente di percorso (ci siamo fermati per lasciar passare un lungo gregge di pecore) ci abbiamo messo circa 2 ore e 30 minuti.
Consiglio di effettuare questa escursione a stagione estiva inoltrata, in modo che il sentiero, soprattutto nella parte della morena del ghiacciaio che si deve attraversare, sia gia' stato ben segnalato dopo la stagione invernale e i torrentelli che scendono dalle cime non siano troppo impetuosi. Nel dubbio, prima di intraprendere il percorso, e' meglio sentire esperti locali (CAI).
La prima cosa da fare e' raggiungere il Belvedere partendo da Pecetto, dove un ampio parcheggio e' in grado di ospitare la vostra auto.
La salita, per comodita', si puo' fare tramite la seggiovia li' presente che, in 2 tratte, sale alle pendici della maestosa parete est del monte Rosa. Ci vogliono circa 30 minuti. Se ve la sentite, in circa 2 ore, e' possibile salire a piedi, come abbiamo fatto noi (vedi http://petardo.over-blog.it/2015/06/a-piedi-da-macugnaga-staffa-al-belvedere-e-ritorno-con-pic-nic-sul-prato-del-rifugio-saronno.html ).
Al Belvedere ci sono 2 ottimi rifugi (o, per meglio dire, ristoranti) dove potrete concedervi un (non troppo pesante) pranzo. ( http://petardo.over-blog.it/2016/10/rifugio-ristorante-ghiacciai-del-rosa-macugnaga-nuova-gestione-dal-2016.html , http://petardo.over-blog.it/article-ristorante-bar-rifugio-wengwald-hutte-al-belvedere-di-macugnaga-122138424.html ).
Poco piu' avanti dell'arrivo della seggiovia al Belvedere, si sale un breve tratto di sentiero verso destra e si raggiunge un punto dal quale si vede la lingua destra del ghiacciaio del Belvedere.
Si tratta dell'ultima parte del ghiacciaio. Sotto una copertura di massi morenici c'e' qualche decina di metri di ghiaccio, che si puo' vedere qua e la' attraverso aperture nello strato di massi.
Si scende sulla morena seguendo il percorso segnalato da paline arancioni e da "omini" fatti di piccoli sassi sovrapposti, opera inequivocabilmente fatta da "umani".
Questo tratto non e' difficile, ma bisogna stare attenti a non mettere il piede in fallo...
Personalmente, sapere di essere su metri e metri di ghiaccio, sebbene ricoperto da un sottile strato di massi, mette sempre un po' di apprensione...
In circa 25 minuti si raggiunge l'altra sponda del ghiacciaio. Quindi si sale per un ripido sentiero alla zona chiamata alpe Fillar.
Qui, seguendo dei cartelli indicatori, si gira a destra, dove un comodo sentiero quasi pianeggiante arriva ad una pietraia (nevaio) da attraversare (valletta dei camosci) e quindi a una baita recentemente restaurata (Roffelstaffel).
Il sentiero e' anche qui facile e quasi pianeggiante, ma occorre fare attenzione a non mettere il piede destro troppo di lato, sul bordo erboso, perche' potrebbe cedere. Quindi, per ammirare il bellissimo paesaggio circostante, e' meglio fermarsi...
Proseguendo, si raggiunge una zona dalla quale e' visibile il fronte del ghiacciaio.
Piu' avanti, il sentiero si fa piu' roccioso. In alcuni passaggi ci sono funi di sicurezza alle quali tenersi.
Si arriva quindi a un incrocio di sentieri dove si gira a destra per scendere prima alla sella di Barbaluboden e quindi, attraverso una discesa a tratti piuttosto ripida, alla ampia strada sterrata presente al centro della vallata che d'inverno e' la pista da sci.
Lungo questo tratto abbiamo incontrato il (lungo) gregge di pecore che andava sullo stesso nostro sentiero... Sembravano sapere dove andare, anche se non c'era ne' pastore ne' cani ad indirizzarle. Data la strettezza del sentiero, e per evitare di disperdere il gregge, ci siamo fermati e abbiamo pazientemente aspettato che salissero tutte.
Poi siamo ripartiti e, qualche centinaio di metri piu' a valle, abbiamo incontrato la classica "pecorella smarrita" che occupava il sentiero proprio nei pressi di un guado del torrente.
Occorreva "spostarla". A questo scopo ha provveduto la guida del gruppo di escursionisti che ci seguiva, dandogli una pacchetta sul sedere...
Appena si scende sul fondovalle, sulla sinistra una bella cascata forma un minuscolo laghetto di acqua trasparente dove, quando fa molto caldo, qualche temerario osa bagnarsi (e l'acqua non e' certo tiepida).
L'immagine successiva mostra la confluenza della stradina proveniente dalla cascatella vista sopra alla larga strada che arriva dall'alpe Burki, che sta poco piu' in alto. Da qui, in circa 10 minuti, si ritorna alla partenza della seggiovia di Pecetto.