Una volta nella vita - (Marie-Castille Mention-Schaar, 2014) - Recensione - Con Ariane Ascaride, Ahmed Dramé, Noémie Merlant, Geneviève Mnich, Stéphane Bak

Pochi avrebbero scommesso sul successo di una iniziativa extrascolastica nella turbolentissima classe di un liceo alla periferia di Créteil, cittadina che e' a sua volta inglobata nella periferia di Parigi.

L'estrema multietnicita' della classe, con le conseguenti diversita' di religioni, aumentano quasi esponenzialmente le occasioni di scontro tra alunni, ma anche tra alunni e docenti la vita non e' semplice.

In questo contesto, tutto sommato, la professoressa Anne Gueguen riesce, nei limiti del possibile, a contenere l'esuberanza adolescenziale della numerosa classe, che peraltro non brilla neanche quanto a profitto.

Nonostante questo, Anne, ancora innamorata del suo lavoro, intende proporre alla classe di partecipare al "Concorso nazionale della Resistenza e della Deportazione", e questo anche se ci sarebbero sezioni scolastiche piu' "tranquille" in linea di principio in grado di assolvere meglio questo compito.

La partecipazione al concorso, dapprima rifiutato dalla maggior parte degli alunni, grazie alla caparbieta' della professoressa sara' motivo di crescita e maturazione della classe...

Il film "Una volta nella vita" e' tratto da una storia vera, descritta da uno di loro, Ahmed Dramé, nero e mussulmano, in un volume dallo stesso titolo

Ahmed stesso proporra' alla regista Marie-Castille Mention-Schaar la trasformazione in film, e lui fara' parte del cast.

Pur con qualche forzatura, soprattutto iniziale, nei dialoghi e qualche (a mio avviso) eccesso di intemperanze tra i ragazzi, il film migliora nettamente nella seconda parte, quando (un po' incredibilmente, in effetti) si placano gli animi e i ragazzi sembrano maturare quasi improvvisamente.

Brava Ariane Ascaride nel difficile compito della professoressa.

Suggestivo il tema principale del film, un noto brano pianistico di Ludovico Einaudi.