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Il Blog di Petardo Cinema, cucina, turismo, fai da te...

Le fragili attese - Mattia Signorini

petardo

 

Ci sono vite che si consumano tutte nell’attesa di qualcosa che poi non arriva, o nel ricordo di qualcosa che e` arrivato e ha compiuto un danno irreparabile di cui si scontano ancora le conseguenze.

 

Nel 1953 Italo scampa fortunosamente all’alluvione del Polesine, ma nell’ enormita` della tragedia perde tutto quello che aveva; un groviglio di ricordi e rimorsi lo porta a Milano, dove recuperando un vecchio edificio apre la Pensione Palomar.

La Pensione Palomar resiste, nei suoi due piani, per 46 anni, mentre attorno le crescono, anno dopo anno, i palazzoni; come per imprinting di Italo, diventa un punto di ritrovo per clienti abituali, accomunati tutti dall’unico ma fondamentale tratto di avere la vita spezzata.

Non esattamente dei casi umani, ma quasi: dall’arpista che ha dovuto rinunciare a una folgorante carriera (e all’amore) in seguito a una caduta che le ha fratturato un pollice, all’uomo abbandonato da piccolo e ora, da adulto, venuto alla ricerca del padre, alla ragazza che ha coltivato un amore impossibile per 46 anni, alla bimba resa orfana e come conseguenza muta da una disgrazia terribile,

solo per citare qualche caso.

Tutte queste storie si mescolano in una progressione che ha del misterioso, come in un puzzle che si ricompone sotto gli occhi del lettore.

A uno a uno vediamo sciogliersi e ricomporsi le vite di tutti i personaggi, apprendiamo tutti i retroscena. C’e` anche un affresco di personaggi minori, dipinti con cura.

 

Ho preferito non approfondire troppo la trama.

E` una storia che fin dall’inizio pare intrisa di una tristezza “rinunciataria”; queste persone sono state ferite dalla vita e quasi tutti hanno rinunciato a lottare per ottenere cio` a cui parevano predestinati prima dell’ “evento” che li ha colpiti, di qualunque tipo esso sia. Non sono pero` esattamente dei depressi, paiono piu` persone che di proposito hanno spento una parte molto importante di se`, e vivono con quello che rimane; persone che si obbligano a una squallida normalita` senza piu` illusioni, ma che in realta` sono come in attesa, e davanti a un imprevisto (imprevisti diversi, a ciascuno il suo) trovano inaspettate capacita` di reazione.

Per qualcuno l’imprevisto e` benefico, per qualcuno purtroppo no; alla fine ciascuno di loro sembra trovare la “sua soluzione”, ma non e` sempre positiva e quando lo e` arriva comunque troppo tardi, il tempo passato e` irrimediabilmente perduto e un miglioramento del presente non puo` comunque realizzare completamente i sogni che si erano coltivati.

Ma non tutto e` perduto, sembra dire Mattia Signorini.

Mattia Signorini, che ho incontrato alla presentazione del libro alla libreria “Le Notti Bianche” di Vigevano, e` un giovane scrittore di sicura vocazione, piu` maturo degli anni che dimostra, gia` al suo quarto libro e titolare di una fortunata scuola di scrittura.

La sua prosa e` misurata e lineare, non ricerca effetti o particolari originalita` linguistiche, perche`, almeno a mio parere, sembra concentrarsi piu` che altro sulla trama, sulla storia piu` che sulla forma.

Quindi la forma e` semplicissima, di facile lettura.

I personaggi sono approfonditi con cura e sensibilita`; dando spazio a dettagli infinitesimi e sentimenti reconditi, ottiene un effetto di grande profondita` fino a riuscire a dare “suono” al silenzio della bimba Penelope, che non parla piu`, ma ogni minimo gesto e` rivelatore di uno stato d’animo.

 

Anche se racconta storie spesso tristi, non e` un libro triste, e` intessuto di una malinconia leggera; la sensazione finale che ci unisce ai personaggi e` quella del rammarico, il “come avrebbe potuto essere se”, pronunciato mentre la vita comunque prosegue e qualche speranza ostinatamente rimane.

Ho apprezzato il fatto che le storie vengano chiuse quasi tutte, al contrario di molti romanzi recenti in cui, semplicemente, non c’e` il finale e il lettore rimane “sospeso” a farsi domande.

Qui le risposte ci sono quasi tutte, anche se certamente la cosa piu` interessante e` il viaggio malinconico attraverso le varie storie, in ciascuna delle quali c’e` almeno un aspetto, un dettaglio, in cui chiunque puo` riconoscersi.

L’ho letto quasi d’un fiato e mi riprometto di cercare i tre libri precedenti di questo giovane autore.

Le fragili attese - Mattia Signorini
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